E' un paese abbandonato a causa delle frane e rimasto intatto nel tempo.
Le prime case conducono alla piazza con la chiesa madre, al centro la fontana, gli abbeveratoi e i lavatoi pubblici. Tutt'intorno una cortina di case con le botteghe, le stalle, le strette vie interne. Più in là le cappelle, il cimitero, le case più vecchie e le mulattiere che conducono ai campi.
Negli anni '60 viene confermata l'esistenza di un vasto insediamento antico che occupa la collina di Roscigno sin dagli anni finali del VI sec. a.C.
Nei locali restaurati del vecchio municipio c’è il Museo di civiltà contadina che raccoglie le testimonianze della vita e del lavoro della gente di Roscigno, ciascuna dedicata ad uno o più aspetti della cultura popolare locale come il ciclo della vite e del vino, il ciclo dell’olivo e dell’olio, l’allevamento e la produzione del formaggio, la lavorazione dei campi, il ciclo del grano, l’aratura, la mietitura e la trebbiatura, il trasporto, la lavorazione della lana, la produzione del pane, la casa.
Un tempo era casale di Corneto. Per l’impianto su terreno cretoso, le abitazioni del vecchio villaggio subivano lesioni a volte notevoli, come ad esempio ne subì, a dire del Di Stefano, la chiesa parrocchiale di S. Nicola sita all'estremità inferiore del villaggio che, essendo a rischio crollo, fu abbattuta nel 1770. Essa venne poi ricostruita, anche se più piccola, in località Piano, dove il terreno era più compatto (Roscigno Nuovo). La chiesa subì poi gravi danni nel 1774 per un incendio al quale sfuggì in parte soltanto l'altare maggiore di marmo.
La chiesa venne poi restaurata, arredata e abbellita dalla pietà dei fedeli. Nel processo di reintegra dei beni feudali in età angioina non vi è notizia di Roscigno. Tuttavia se Roscigno era, come pare, Russino allora la prima notizia dell'abitato risalirebbe al 1086, quando Giordano, signore di Corneto, donò, pro anima, all'Abbazia cavense la chiesadi S. Venera, «que sita est in Ioco quondam tenimenti corniti, propecasale russino». Il documento è assai importante per il privilegio concesso agli abitanti di Russino «pascendi, lignandi, boscandi» nell'intero territorio di Corneto. Qui vi era stato anche il monastero «villanu de monachi greci», di cui si legge nella concessione al monaco Nicola,figlio del monaco Leonzio, del monastero medesimo, da parte dell'igumeno Moscato del monastero italo-greco di S. Sofia di Salerno. Poiché nella donazione di Giordano vi è solo notizia della chiesa, è da presumere che nel 1086 il cenobio fosse già fatiscente, e perciò inabitabile, forse anche per danni subiti per le particolarità geologiche del terreno.
Dell'abitato è notizia nel laudo di Ilaria di Lauria del 1332, a proposito dei confini tra Corneto e Santangelo a Fasanella. Nell'istrumento del luglio 1362 del vescovo di Capaccio, Tommaso di Santomagno, tra le chiese restituite alla Badia di Cavavi è la «ecclesia Sancte Vennere de Russigno». Come bene feudale il casale seguì le sorti di Corneto.
L'8 settembre 1621 fu concesso a Giuseppe Villano il titolo di duca di Roscigno, titolo passato poi, per discendenza, ad Andrea (m. 21 agosto 1731) e al figlio Scipione (m. 19 ottobre 1788) e, per successione, a Pasquale Emanuele Villaniche il 15 novembre 1790 ebbe l’intestazione di Roscigno, con titolo di duca, e di Sacco. In mancanza di eredi, il titolo passò poi, per successione femminile, alla famiglia Albito Carafa, la cui linea titolata si estinse in Eleonora Albito Carafa (m. 24 dicembre 1853) che aveva sposato il nobile G. Battista Gattola di Martino, nobile di Gaeta. Da essi il primogenito Paolo Maria (n. 27 gennaio 1814) che ebbe il titolo dalla madre, così conosciuto benché non ne avesse ottenuto il riconoscimento legale. Morto Paolo Maria (3 luglio 1892) rimasero tre figlie: Concetta e Maria, nubili, e Francesca, vedova di Felice Patroni Griffi, Cavaliere di Malta.
La chiesa parrocchiale retta da un arciprete curato è antistante alla piazza. Nel luogo vi era anche un convento di minori conventuali soppresso da Innocenzo X nel 1652 con rendite (d. 122 di entrate ed. 5 di uscite) devolute alla locale chiesa. L'edificio venne poi concesso a privati. Nel villaggio vi erano altre cappelle: di S. Maria dei Martiri, nella cui festività si teneva (13 maggio) anche un mercato; dell'Addolorata; di S. Rocco con confraternita; di S. M. delle Grazie e, a un miglio, il convento dei benedettini dal titolo di S. Andrea dell'Appio che ai tempi del Di Stefano era retto da un abate commendatario. Questo abate asserisce che la ricchezza della locale popolazione era costituita dall'olio che si ricavava da estesi oliveti. Ai tempi del Di Stefano la popolazione era costituita da 33 famiglie, ma da mille abitanti. Egli ci informa pure del grave alluvione che nel 1776 trasformò una naturale depressione del terreno in lago.
(La storia prosegue nella scheda relativa a Roscigno Nuovo)
LATITUDINE: 40.4019064
LONGITUDINE: 15.339650500000062
VAI ALLA MAPPA GOOGLE MAPS